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I dubbi prima dell’acquisto di una barca

L'Architetto Gino Ciriaci fa un controllo alla chiglia di una barca. Foto d'epoca

Tempo fa ho parlato degli annunci di vendita di barche interessanti, a volte vaghi o un po’ troppo sintetici, fino ad essere decisamente insufficienti.

Cosa può succedere poi se, letto un annuncio interessante, vogliamo saperne di più?

La curiosità spesso viene solleticata da annunci del tipo: “ barca visibile in Toscana”. Di solito si pensa che la barca sia vicina al mare e invece può capitare di scoprire che si trova nell’entroterra, a un centinaio di chilometri di distanza dal mare, ma lo si scopre solo quando l’appuntamento col venditore viene preso in un punto dell’entroterra.

Strano, perché così lontano dal mare? Di solito perché la barca è stata messa a terra con la gru a Viareggio – o non lontano da lì – poi portata a destinazione con un camion e messa in un campo con un telone sopra.

Niente di male, ma come si fa a provarla in mare, motore compreso?

E di nuovo gru, camion, gru e varo: una strada lunga e complicata perché bisogna chiarire prima e per iscritto a carico di chi siano tutte le spese relative, sia che la barca venga acquistata sia che non venga accettata in seguito alla prova a mare per colpa del motore, perché le vele sono ridotte a stracci, perché qualcosa negli impianti non funziona o altro che però implica sempre spese, tante volte non facilmente preventivate.

Sto parlando di controlli che il possibile acquirente chiede e ne ha tutte le ragioni. Il brutto viene se prima il venditore ha dichiarato – e magari scritto in un compromesso – che la barca è in buone condizioni, a volte in ottime condizioni.

Facile verificare queste dichiarazioni, ma solo in mare, perché una visita della barca solo a terra è limitata alle condizioni di stato dello scafo, della coperta, degli interni e delle tappezzerie: ma non si può accendere il motore a terra e metterlo ai massimi giri piano piano, perché se lo fate quando la barca non è in acqua, lo danneggiate.

Seconda cosa: la prova del motore a terra non serve a niente perché un motore va sempre provato in mare, dove l’elica va sottoposta al suo normale lavoro in acqua che ha una resistenza molto superiore all’aria.

Capita spesso che qualcuno vorrebbe accendere il motore, aspirando un po’ d’acqua da un tubo per raffreddarlo, per farvi vedere che il motore parte: ma non basta!

No, non funziona così e la prova del motore, delle vele, degli impianti, il controllo delle strutture interne, delle paratie e via dicendo, si può fare solo provando la barca agli ormeggi e in navigazione: non c’è altra strada, senza dimenticare che una visita superficiale non serve proprio a niente e di solito finisce in contestazioni o peggio.

Ecco perché, se mi fate intervenire come perito per l’esame completo della barca, esigerò che le prove d’acquisto siano sempre le solite tre:

  • in secco (per cercare fratture, osmosi, delaminazioni, esame degli assi e dei timoni e dei timoni e via dicendo)
  • in navigazione per le vele ed altro
  • agli ormeggi per la conclusione della visita e per l’esame dei documenti di bordo

Non dimentichiamo che anche un natante a motore per legge deve essere dotato solo della dichiarazione di potenza del motore e della relativa assicurazione per Responsabilità Civile.

In poche parole e per maggior chiarimento, si comincia sempre dalla visita a terra, se la barca è ancora in acqua e viene messa a terra per l’esame della carena, che deve essere preceduta da un lavaggio per eliminare le incrostazioni.

“A cosa serve questo lavaggio?”, mi chiedono sempre… Per avere carena, assi e eliche puliti, in modo che il meccanico motorista, se trova che il motore non raggiunge tutti i giri, possa capire se il problema è nel motore per mancanza di compressione o per altri motivi, sempre dipendenti dallo stato di salute del motore.

Se invece si fa una prova a carena sporca state tranquilli che il motore non prenderà i giri previsti.

Se ne trae una conclusione: la sola visita a terra non è sufficiente per decidere se la barca è in condizioni tali da essere acquistata, grande o piccola che sia la barca.

Va anche detto che il contratto di compravendita, se vi deciderete, deve essere fatto per scritto e preciso. Il vero problema, da fare ingoiare al riluttante proprietario che vende una barca, sta nel fatto che non potete farlo soltanto dopo aver fatto una visita sommaria alla barca, come tanti venditori sognano nonostante le garanzie scritte in un eventuale compromesso che però non riescono mai a chiarire o risolvere i dubbi di un acquirente.

Concludo l’argomento con una frase che ogni tanto mi sento dire da qualcuno (venditore, acquirente o broker), frase chi mi sembra sempre idiota:

A me basta un’occhiata per vedere come sta la barca.

Forse un’occhiata può bastare per vedere se la tappezzeria è in ordine, ma a quello ci si deve fermare: ma che ci importa della tappezzeria, quando magari ci sono problemi ben più gravi di un tessuto un po’ scolorito?

Che qualcuno riesca con un’occhiata a capire tutto dimostra soltanto un’ignoranza e una malafede presuntuosa: si pensi che una perizia ben fatta e messa per iscritto, anche su un natante, richiede qualche ora di lavoro e le tre prove in mare consuete. Nulla di meno.

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